Italicum, bocciata la parità di genere
Italicum, bocciate le quote rosa. Il Pd si spacca: donne sconfitte e infuriate, ma Renzi rassicura
ROMA - La parità di genere ha rischiato di mettere a repentaglio il patto Renzi-Berlusconi sull'Italicum. Ma alla fine, dopo una giornata convulsa di trattative e tentativi di mediazione, l'accordo
http://www.repubblica.it/politica/2014/03/10/news/camera_riforma_elettorale-80637172/
Donne e politica: in mano agli uomini l'80% degli incarichi istituzionali. E sono i più importanti
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Il 10 marzo il parlamento italiano ha bocciato gli emendamenti che proponevano l'introduzione delle quote rose nella legistazione elettorale italiana. Ma come funziona in Europa e nel resto del mondo?
http://www.internazionale.it/news/societa/2014/03/11/le-quote-rosa-in-europa/
«Bisogna mettere le quote blu»
—Carlo Lania, 10.3.2014
La sociologa Chiara Saraceno. «Non serve una legge per le donne,bisogna rompere il monopolio maschile»
«Ma quali quote rosa. Guardi sono categorica: qui il problema vero è di quote blu, o azzurre se preferisce, nel senso che va ridotto il numero di uomini presenti in parlamento. Bisogna mettere fine a questo monopolio. Ecco cosa servirebbe davvero: una norma antimonopolistica». Chiara Saraceno, sociologa che da anni si occupa anche della condizione femminile, guarda con occhi quasi indignati a quanto accade in questi giorni in parlamento. «Sono stanca che la questione venga sempre formulata in termini di quote delle donne», dice. «Non si tratta di un problema solo lessicale, ma concettuale e di prospettiva: la questione è la riduzione del monopolio maschilee infatti è proprio così che chi si oppone lo sta percependo: come la rottura di un monopolio. E’ per questo che in un quadro istituzionale come quello che si sta delineando e che trovo particolarmente orroroso, in cui sono rimasti i listini bloccati, in cui nessuno entra perché ha particolari meriti ma solo perché scelto da qualcun altro, non si instauri il principio dell’alternanza nelle liste, un uomo e una donna. Così si afferma che gli uomini sono più bravi. Cicchitto e Gasparri dicono: «Bisogna che le donne provino il merito». Ma perché loro l’hanno provato?
Lei dice: è anche una questione di linguaggio. Ma non sarà che in realtà le donne non sono convinte di queste battaglia? E poi c’è un dato di fatto: sono le donne che non votano le donne.
Questo non lo può più dire. Lo dicevamo quando io ero giovane, che le donne non votavano le donne, ma c’erano le preferenze. E anche allora non era facilissimo, perché uno doveva andare a cercarle con il lanternino visto che i partiti che le mettevano in lista poi non le rendevano anche visibili. Ma è da un bel pezzo che non è più così.
Ciò non toglie che solo la minoranza delle deputate ha firmato al petizione sulle quote rosa. Che difficoltà tradisce questo dato?
Difficoltà multiple. Primo: a nessuna di noi piace essere una quota, perché viene percepita come una quota protetta, scelta non sulla base del merito ma perché riempie appunto la quota. Come se gli uomini poi fossero sempre scelti sulla base del merito. Credo inoltre che ci sia anche il timore di inimicarsi gli uomini, e quindi di non essere più messa in lista. Per quanto riguarda il Pd, poi, Renzi ha dato un messaggio chiarissimo: non è un tema importante, non ha fatto parte delle negoziazioni.
Però Renzi dice: io la parità la pratico.
Ma questo non mi importa, perché il problema non è che il singolo individuo pratichi la parità, cosa oltretutto falsa perché sì, è vero che il 50% dei ministri sono donne, ma tre sono senza portafoglio. Ma comunque la parità non può essere affidata alla pura buona volontà. Renzi ha anche detto: la vera parità è che le donne prendano lo stesso stipendio degli uomini a parità di lavoro. Già, ma le donne spesso non riescono neppure ad avere la parità di lavoro. E allora tu devi garantire che possano correre con le stesse possibilità.
Ma è giusto stabilire la parità di genere per legge?
La parità nella corsa sì, assolutamente. Vede, io a lungo ho sperato che sarebbe avvenuto un mutamento culturale, ma così non è stato. Anche Paesi culturalmente più evoluti del nostro per arrivare a un riequilibrio tra uomini e donne in parlamento hanno dovuto in qualche modo introdurre un sistema di riduzione della quota maschile. Questo è avvenuto in modi diversi: in alcuni Paesi per legge, in altri grazie ad alcuni partiti che hanno cominciato a farlo e gli altri hanno capito che non potevano restare fuori da questa competizione. Ma in nessun caso la cosa è avvenuta in modo evolutivamente naturale, altrimenti ci sarebbero voluti duecento anni.
Il fatto che il governo si sia rimesso all’aula non è la prova che se ne lava le mani? Così come i partiti che hanno lasciato libertà di votare secondo coscienza.
E’ gravissimo. Ed è interessante la scelta dei partiti che considerano l’intera questione un caso di coscienza, non un caso di democrazia. Ma trovo gravissimo anche che le ministre non si siano espresse. Se loro sono lì, al governo, non è perché Renzi è bravo, ma perché in passato ci sono state delle lotte che hanno fatto sì che il problema della rappresentanza femminile venisse fuori e maturasse. Quindi hanno delle responsabilità nel farsene carico. Il loro silenzio invece fa paura.
Legge elettorale, il cartello dei sessisti
Non è passata l'alternanza uomo-donna nelle liste elettorali. La curiosa neutralità del governo e del decisionista Renzi su questo punto e il voto segreto hanno lasciato libero il campo al ...
Parità, fumata nera. Ecco i numeri delle donne nei parlamenti in Europa
La parità nelle liste per uomini e donne è il nodo che sta facendo saltare la riforma elettorale. Ma come sono messi gli altri parlamenti in Europa? Ecco una mappa europea della presenza femminil...
http://www.pagina99.it/news/home/4425/Parita--fumata-nera--Ecco.html
«Renzi ha perso, e più delle donne»
—Daniela Preziosi, 11.3.2014
Riequilibrio di genere. La femminista Alessandra Bocchetti: brave, sul riequilibrio di genere è stata una battaglia vera, non finisce qua. «Serve un’opinione pubblica femminile che guardi alle elette, anche giudicandole. È il tempo del patriarcato dei fratelli, può avvenire di tutto perché si è fra pari». «Ho votato Matteo, ma stavolta ha ceduto a Berlusconi»
Nel suo studio, nella storica via dell’Orso di Roma, in quella che fu la sede del circolo Virginia Woolf (ha diretto il gruppo B, quello della teoria dell’affidamento, per chi conosce quella storia) e del Circolo della Rosa, Alessandra Bocchetti sta facendo alcune telefonate. La storia di Valentina, la donna costretta ad abortire da sola in un ospedale pieno di medici obiettori, ha già sbiadito il colpo del no al riequilibrio di genere pronunciato la notte di lunedì dalla camera. Bocchetti, un’istituzione del femminismo italiano, quasi la sua autobiografia, esponente del pensiero della differenza, convoca per le sette «quelle che hanno ancora voglia di lottare». Prima però ha scritto un tweet per Matteo Renzi, che pure ha votato alle primarie. «Hai perso pure tu clamorosamente. È stato più forte Berlusconi. È questa la verità del tuo governo?». Iniziamo dalle famigerate quote rosa. «Ma quali quote. 50 e 50», nelle liste, fra i capilista, «non è una quota, è un’idea di governo insieme, uomini e donne. Ha la radice teorica non nell’uguaglianza, ma nella differenza. Significa equilibrio di un paese di uomini e di donne».
Non sarebbe stata una camicia di forza, una scelta troppo normativa?
60 e 40 sono quote. 50 no. Ma certo, una mediazione ci poteva stare. Invece no anche alla mediazione.
Si sapeva, e anche che avrebbero chiesto il voto segreto. Per ottenerlo bastavano 30 deputati, e invece l’hanno chiesto in 46, tanta era la paura.
Renzi giura che assicurerà l’alternananza uomo-donna nelle liste del Pd. Ma non introdurla per legge cos’è: un arretramento, un disvelamento?
Sicuramente è un cedimento a Berlusconi. Il fatto stesso che Renzi non riesca a farla passare dimostra che sta sotto il tacco di Berlusconi. È stato una perdita per tutti, per le donne e per Renzi.
Le donne del Pd si sono rivoltate. La vicenda si riaprirà al senato?
La cosa non finisce qua, è sicuro. La lotta di queste donne insieme ad altre mi è piaciuta molto. Mi ha sorpreso, lo dico con affetto, perché per la prima volta in un’istituzione si è vista una lotta fra gli interessi delle donne e quelli degli uomini. Poi ci sono anche gli alleati delle donne, sempre troppo pochi. Abbiamo assistito a un processo di verità: gli uomini vogliono i voti delle donne, non le donne in parlamento. E fanno di tutto. Anche la furbata di mettere due uomini consecutivi in lista è fatta apposta per far fuori le donne.
Lei ha scritto: «Un governo senza donne oggi è impensabile». Ma dev’essere la legge a imporlo?
Intanto è un altro guadagno del femminismo nel senso comune. Oggi in Europa non si dà governo che si presenti senza donne. E da cosa dipende? Dalla forza delle donne. Fosse per i partiti, ne farebbero a meno.
Non è la politica screditata che chiama le donne per ripulirsi la faccia?
No, neanche se stesse affogando.
Come giudica gli uomini che hanno votato no senza dichiararlo?
Non ci hanno messo la faccia. Un tempo c’era il padre che faceva ordine, e se ti assegnava un posto te lo rispettava. Adesso invece viviamo il patriarcato dei fratelli, dove gli uomini hanno ancora molto potere. Ma tra fratelli tutto è possibile. Tradimenti, sgambetti, non verità. Nonostante la fratellanza sia considerata sentimento rivoluzionario, le donne sanno, perché vivono nella vita pratica, che quello fra i fratelli è un rapporto pericoloso. Può venire anche a mancare il rispetto: perché si è pari.
E poi c’è la relazione fra elette e elettrici, sempre complicata. Secondo lei l’opinione pubblica ha sostenuto la battaglia delle deputate?
Questa è una nota dolente. Io lamento la mancanza di un’opinione pubblica femminile forte, capace di appoggiare le donne, ma anche e soprattutto di sanzionarle. Le donne in parlamento potrebbero comportarsi meno neutralmente se sentissero un’opinione pubblica che le guarda, che non le abbandona. E invece il distacco fra le politiche e le donne ’fuori’, nella società, c’è. La maggior parte delle donne sono elette per la forza delle donne. Ma le donne vengono messe lì da un partito, e un partito ha bisogno di fedeltà. E spesso succede che le donne rispondano all’ultima mediazione, quella del partito, e non alla prima, la più forte, quella delle donne. Questo è un problema da affrontare. Ma lo si risolve creando una forte opinione pubblica femminile.
Ma come? Sono poche le donne, fuori dal parlamento, che si sono fatte sentire sulla questione elettorale.
Questa scarsità c’è. Nel privato le donne sono pronte a giudicare le altre, ma evitano di metterci la faccia.
Evitare di attaccare un’altra donna non è un’abitudine, forse persino una sorta di disciplina femminista?
No, è un luogo comune. O comunque è un errore. Non siamo un tutt’uno, le donne vanno anche giudicate. Ma è vero che quando una donna sente parlare un’altra donna importante, o con una forte esposizione, il suo primo impulso non è conoscere, ascoltare, ma identificarsi. Che sia all’assemblea dell’Onu o a una trasmissione politica, in quel momento rappresenta anche lei, e le donne in un certo senso. E se sbaglia, è un dolore per ciascuna e per tutte. È un grave errore, che nasce — non lo giustifico ma lo spiego — dal fatto, che abbiamo avuto una storia pesante. È un fenomeno che riguarda i gruppi sociali che ne hanno passate tante, gli ebrei, gli schiavi, i neri. Succede, è indubbio, ma va superato. Perché le donne sono tante e differenti. Superare questa storia non è facile ma è il cammino della libertà. Per questo parlo di presenza in politica e non di rappresentanza.
Gli uomini non rappresentano ’gli uomini’. Per le donne invece si crea una deriva di senso. È chiaro che quella battaglia alla camera ci faceva piacere, e molte di noi si sono sentite un po’, rappresentate. So bene che le deputate lottavano per sé, perché altrimenti molte al prossimo giro non saranno elette. Ma era la situazione ideale di quando una donna lotta per sé e lotta per tutte.
E quindi se oggi nascesse un partito separatista, non avrebbe la possibilità di candidare solo donne.
Bonne chance, ma un partito di sole donne dal mio punto di vista è sbagliato. Comunque è fuori dalla legge. Le pari opportunità, la risposta delle istituzioni al femminismo, che non ha dato grandi risultati, le abbiamo fatte noi.
Proprio lei, una storica separatista?
Io sono ancora molto separatista, mi piace lavorare con le donne e anche nella separatezza. Le riflessioni delle donne senza gli uomini sono più libere, e pure più simpatiche. Ma la politica serve per governare questa società e la società la debbono governare uomini e donne insieme. E vorrei aggiungere un’altra riflessione.
Prego.
A Montecitorio le donne sono più del 30 per cento. La quantità ha fatto massa critica, ha fatto la differenza. Per questo dico ’50 e 50’: la battaglia della camera, anche persa, è stata la prova che più donne ci sono, più sono libere e capaci di reagire. La massa critica ti autorizza. In un mondo degli uomini tu non sei autorizzata, al più trasgredisci.
Agli italiani e alle italiane, dicono i sondaggi, questa idea del riequilibrio per legge piace poco. Anzi, importa poco.
In teoria sarà anche così. In pratica di una società squilibrata si pagano le conseguenze tutti i giorni.
Dicono le grilline: ’alle donne serve il welfare, non il riequilibrio per legge’.
Alle donne serve il welfare, vero. Questo paese è tenuto in piedi dalle donne, la famiglia, il risparmio che regge le banche lo fanno le donne. Alle donne serve tutto. Perché mettere le cose in contrasto? E poi chi legifera sullo stato sociale? In un parlamento di uomini è la prima cosa che tagliano. Con più donne sarebbe più difficile.
Addirittura La Consulta si è già pronunciata sul tema [, perché l'art. 51 è chiarissimo nel voler assicurare la parità di chance. Chiede Milella: cosa promuove fra le opzioni a lternanza uomo-...
http://politicafemminile-italia.blogspot.it/2014/03/legge-elettorale-inaccettabile.html
Quote: nella storia le ragioni del sì
Meglio un ortopedico italiano o un ortopedico tedesco? Chissenefrega: conta solo che sia bravo, direte voi. E scommettiamo che anche Silvius Magnago, quando lanciò la battaglia sulla proporzionale...
http://27esimaora.corriere.it/articolo/quote-nella-storia-le-ragioni-del-si/
Tante strade portano le donne al potere
Mai così tante donne nei parlamenti del mondo: qualche giorno fa l'Unione interparlamentare internazionale (Ipu) ha presentato i dati annuali sulle donne in politica. I risultati sono incoraggianti:
Quote azzurre per la democrazia paritaria
Nessuno si illude che basti una legge per assicurare finalmente la parità tra donne e uomini, ma aver bocciato gli emendamenti affinché la nuova legge elettorale garantisca una effettiva democrazia
Esce oggi sul Corriere , nella sezione "interventi & repliche", e sulla 27ora, una (molto opportuna) precisazione dell'Acccordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria: non si tratta di quote ...
http://politicafemminile-italia.blogspot.it/2014/03/la-vergognosa-disinformazione-che.html
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ALTRO CHE QUOTE ROSA, E' DEMOCRAZIA PARITARIA di Francesca Izzo È ACCADUTO CON LA PAROLA "FEMMINICIDIO": AL PRINCIPIO C'ERA UNA RESISTENZA FORTISSIMA AD USARLA perché brutta e urticante, ma poi...